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#91 | |
Utente Super
![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Data di registrazione: May 2004
Messaggi: 9,693
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Ma il punto è che a me piaceva proprio "sbrufone", come parola nuova e naturalmente con un significato tutto diverso da "sbruffone". Ha un che di onomatopeico, che ricorda insieme lo "sbuffare", lo "sbottare" e lo "sbraitare" ... |
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#92 |
Utente Junior
![]() Data di registrazione: Dec 2005
Messaggi: 98
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![]() Tornando alla questione delle tipologie propulsive più o meno innovative, la propulsione nucleare "tradizionale", detta nucleotermica, è stata testata dalla NASA a terra nel deserto del Nevada (progetto NERVA) tra la fine dei '60 e l'inizio dei '70.
Si ottennero tempi di funzionamento fino a 45 minuti ed impusi specifici mi pare di 830 secondi. Altro grande sogno degli anni 50-60 era la propulsione nucleare diretta, mediante l'esplosione di bombe atomiche (progetto ORION), molto più sensato di quanto potrebbe apparire e parto della mente di un grande fisico come Freeman Dyson. Tra l'altro in anni recenti il progetto ORION ha ispirato la propulsione dell'astronave vista nel film "Deep Impact", chiamata "Il Messia", se non sbaglio. Dato però che appare politicamente improbabile spedire reattori e tantomeno bombe nello spazio, penso che dovremo limitarci alle sole sonde con motori a ioni o magari vela solare per chissà quanto tempo.
__________________
L' apertura non è tutto e piccolo è bello. |
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#93 | |
Utente Esperto
![]() ![]() ![]() ![]() Data di registrazione: Jan 2003
Messaggi: 2,763
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Solo che, al giorno d'oggi, pensare di far partire da terra una sonda con sopra una pila atomica, richiederebbe lo sterminio sistematico dei verdi a caccia di visibilità. Vorrebbero bloccare le sonde interplanetarie perche hanno a bordo un piccolissimo generatore elettrico a plutonio.... figuriamoci! |
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#94 |
Utente Junior
![]() Data di registrazione: Oct 2005
Messaggi: 161
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![]() Ecco Planezio, intendevo queste come propulsioni nucleari tradizionali......Quelle a Elio3 logicamente sono per il momento propulsori nucleari teoricamente innovativi...se mi consenti...
Certo è che se un bel giorno, se dopo aver consumato tutto il petrolio del mondo, e tutti i materiali che permettono reazioni nucleari, veramente a quel punto, sarebbe veramente grigia dover mandare anche un pompelmo bioelettronico su Alpha Centauri. ![]() |
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#95 | |
Utente Super
![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Data di registrazione: May 2004
Messaggi: 9,693
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1) Che cos'è un pompelmo bioelettronico ? 2) Se è finito tutto il combustibile chimico, ed è anche finito tutto il combustibile nucleare, come ce lo mandiamo nello spazio il pompelmo bioelettronico ? |
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#96 |
Utente Junior
![]() Data di registrazione: Oct 2005
Messaggi: 161
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![]() Se finisce il carburante nucleare, e sucederà, come presto finirà il petrolio, credo che sarà quasi impossibile mandare un sattellite su Alpha Centauri. Secondo alcuni progetti sarebbe stato possibile mandare un sattellite su Alpha Centauri anche alla velocità di 0,1 Luce mediante motori nucleari. Non credo che le vele solari possano un giorno fare altretanto, anche se molti scienziati affermano il contrario. Tropi i problemi costrutivi a mio parere.
Per me un pompelmo bioelettronico è un sattellite molto sofisticato delle dimensioni apunto di un pompelmo o di un arancio o di un limone o anche di un melone, che disponga al suo interno di un enorme varietà di strumenti scientifici, che per riuscire a compatarsi all'interno del frutto in questione, devono per forza di cose essere minuscoli. Ora, notando l'evoluzione della scienza e dei microchip, ritengo amissibile per il prossimo futuro, anche notando il trend, che i sattelliti siano sempre più piccoli e dotati di microcomponenti appunto bioelettronici. Non ritengo infatti che l'elettronica di per se stessa possa da sola soddisfare in pieno i processi di miniaturizazione e le sfide tecnologiche a livello nano tecnologico. In sintesi, le nanotecnologie avranno aplicazioni anche nel campo dei sattelliti, con evidenti risparmi energetici. ![]() |
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#97 |
Utente Junior
![]() Data di registrazione: Oct 2005
Messaggi: 161
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![]() Se finisce il carburante nucleare, e sucederà, come presto finirà il petrolio, credo che sarà quasi impossibile mandare un sattellite su Alpha Centauri. Secondo alcuni progetti sarebbe stato possibile mandare un sattellite su Alpha Centauri anche alla velocità di 0,1 Luce mediante motori nucleari. Non credo che le vele solari possano un giorno fare altretanto, anche se molti scienziati affermano il contrario. Tropi i problemi costrutivi a mio parere.
Per me un pompelmo bioelettronico è un sattellite molto sofisticato delle dimensioni apunto di un pompelmo o di un arancio o di un limone o anche di un melone, che disponga al suo interno di un enorme varietà di strumenti scientifici, che per riuscire a compatarsi all'interno del frutto in questione, devono per forza di cose essere minuscoli. Ora, notando l'evoluzione della scienza e dei microchip, ritengo amissibile per il prossimo futuro, anche notando il trend, che i sattelliti siano sempre più piccoli e dotati di microcomponenti appunto bioelettronici. Non ritengo infatti che l'elettronica di per se stessa possa da sola soddisfare in pieno i processi di miniaturizazione e le sfide tecnologiche a livello nano tecnologico. In sintesi, le nanotecnologie avranno aplicazioni anche nel campo dei sattelliti, con evidenti risparmi energetici. ![]() |
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#98 |
Utente Junior
![]() Data di registrazione: Oct 2005
Messaggi: 161
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![]() Se finisce il carburante nucleare, e sucederà, come presto finirà il petrolio, credo che sarà quasi impossibile mandare un sattellite su Alpha Centauri. Secondo alcuni progetti sarebbe stato possibile mandare un sattellite su Alpha Centauri anche alla velocità di 0,1 Luce mediante motori nucleari. Non credo che le vele solari possano un giorno fare altretanto, anche se molti scienziati affermano il contrario. Tropi i problemi costrutivi a mio parere.
Per me un pompelmo bioelettronico è un sattellite molto sofisticato delle dimensioni apunto di un pompelmo o di un arancio o di un limone o anche di un melone, che disponga al suo interno di un enorme varietà di strumenti scientifici, che per riuscire a compatarsi all'interno del frutto in questione, devono per forza di cose essere minuscoli. Ora, notando l'evoluzione della scienza e dei microchip, ritengo amissibile per il prossimo futuro, anche notando il trend, che i sattelliti siano sempre più piccoli e dotati di microcomponenti appunto bioelettronici. Non ritengo infatti che l'elettronica di per se stessa possa da sola soddisfare in pieno i processi di miniaturizazione e le sfide tecnologiche a livello nano tecnologico. In sintesi, le nanotecnologie avranno aplicazioni anche nel campo dei sattelliti, con evidenti risparmi energetici. ![]() |
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#99 |
Utente Junior
![]() Data di registrazione: Oct 2005
Messaggi: 161
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![]() 15.01.2007 |
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#100 |
Utente Junior
![]() Data di registrazione: Oct 2005
Messaggi: 161
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![]() 15.01.2007
Un suono che rompe la "barriera della luce" Per le onde sonore il fenomeno era considerato una mera ipotesi teorica ![]() Nulla può viaggiare più velocemente della luce… a parte un suono. È questa la battuta con cui un gruppo di ricercatori della Middle Tennessee State University ha presentato sull’ultimo numero di Applied Physics Letters i risultati di un suggestivo esperimento. Un suono è spesso composto dalla sovrapposizione di numerose onde di differente lunghezza d’onda. A un certo punto, queste onde costituenti possono combinarsi costruttivamente per produrre un impulso che si muove attraverso il mezzo a una velocità nota come velocità di gruppo. In un normale mezzo dispersivo la velocità di un’onda è proporzionale alla sua lunghezza e dà origine a una velocità di gruppo che è più lenta della media delle velocità delle onde che costituiscono il suono. Ma in un mezzo che sia dispersivo in modo “anomalo” – tale cioè da assorbire o attenuare fortemente certe frequenze – la velocità di gruppo diviene inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda, ossia diventa molto più veloce. In effetti, per la velocità di gruppo della luce è già stato dimostrato che essa può viaggiare a velocità superiori a quella della luce nel vuoto. Ma l’esistenza di onde acustiche capaci di viaggiare a simili velocità era considerata una mera ipotesi teorica, anche perché, per realizzarsi, questo fenomeno richiede un aumento della velocità di gruppo di milioni di volte. William Robertson e colleghi della Middle Tennessee State University sono però ora riusciti a generare un suono “più veloce della luce” sospingendo un impulso sonoro attraverso una guida d’onda al cui interno un filtro scompone il segnale in due parti che corrono lungo cammini di lunghezza differente per poi ricombinarle in modo da creare una situazione di dispersione anomala. Quando i due treni d’onda interferiscono uno con l’altro riproducono la forma dell’impulso originario, ma molto più veloce. Nell’articolo in cui dà conto dell’esperimento, Richardson osserva che questo tipo di situazione può in realtà prodursi anche in situazioni usuali. Va comunque ricordato, conclude Richardson, che anche in questo caso – così come in analoghi esperimenti condotti con impulsi luminosi o elettrici – non ci si trova di fronte a una violazione dei principi della relatività speciale, in quanto le onde portanti viaggiano comunque a velocità inferiore a quella della luce e nessuna forma di informazione, materia o energia si trasferisce a velocità superiore a quella della luce. © 1999 - 2006 Le Scienze S.p.A. ![]() ![]() ![]() |
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